Livorno è la terza città più popolosa della Toscana e il suo porto è uno dei più importanti del Mar Mediterraneo, sia per il traffico di passeggeri che, soprattutto, per quello delle merci.
“La Storia di Livorno” racconta questi luoghi fin dalla preistoria, quando nel mare primordiale sono ancora poche le terre emerse e Montenero non è che un’isola, parte di un arcipelago poco distante dai Monti Pisani.
In queste acque dominano grandi predatori come il megalodonte, un gigantesco squalo preistorico che nuota e caccia al confine con Collesalvetti.
La fondazione della città è legata al mito di Ercole Labrone e il suo nucleo originario è un villaggio ben fortificato, anche se contadinie pescatori vivono al di fuori dalle mura. L’antico Porto Pisano si trova nella zona nord, dove oggi sorge il Cimitero dei Lupi.
Livorno subisce, nel tempo, vari domini: prima quello di Pisa, eterna e proverbiale rivale, poi quello dei genovesi e, infine, quello di Firenze.
Sotto i Medici e i Lorena, la città si trasforma fino a diventare la più multilingue e multietnica d’Europa. Per effetto delle Leggi livornine, il porto franco e il perimetro pentagonale disegnato dal Buontalenti accolgono ebrei, inglesi, olandesi, spagnoli, armeni, portoghesi, rendendo la città un esempio di tolleranza e civile convivenza.
Livorno è la città senza ghetti. Il fascismo prova a domare lo spirito ribelle dei suoi abitanti ma vede nascere, nel 1921, nel cuore del quartiere Venezia, il Partito Comunista. Qui nascono patrioti come Francesco Domenico Guerrazzi e artisti come Pietro Mascagni e Amedeo Modigliani, di cui è celebre la beffa delle false teste ritrovate nel 1984.
Livorno è anche la città dal cuore amaranto, i colori della sua squadra di calcio. Ancora vivo il ricordo della gloriosa stagione del 1943, quando contese lo scudetto al Grande Torino di Mazzola.