La Storia di Porta Venezia, dalla preistoria ai giorni nostri è il secondo volume della collana editoriale Community Boook edita da Typimedia dedicata alla città di Milano dopo quello su Brera Garibaldi. Porta Venezia ha una lunga e affascinante storia che ha origini molto antiche: oltre 200 milioni di anni fa a Corso di Porta Venezia, che oggi compone uno dei quattro lati del cosiddetto quadrilatero della moda, insieme a via Montenapoleone, via Manzoni e via della Spiga, c’era il mare.
Gran parte del quartiere resta a lungo fuori dalla città romana, fino a quando l’imperatore Massimiano allarga le mura e vi fa costruire le grandiose Terme Erculee, nell’attuale Largo Corsia dei Servi.
Nel Battistero di San Giovanni alle Fonti, ancora visibile dentro la cattedrale del Duomo, il futuro patrono di Milano, Sant’Ambrogio, ha battezzato il suo più famoso discepolo, Sant’Agostino.
Il quartiere milanese è protagonista di molti episodi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Attraverso la Porta Orientale, dove ora ci sono i bastioni di Porta Venezia, Renzo Tramaglino entra per la prima volta a Milano. Segue le sommosse scatenate dal rincaro del prezzo del pane fino all’attuale Corso Vittorio Emanuele, dove Manzoni ha immaginato il famoso episodio dell’assalto al Forno delle grucce. Poco lontano dai bastioni, al di fuori delle mura, alla fine del Quattrocento viene costruito il lazzaretto dove Don Rodrigo muore per la peste.
A partire del Settecento Porta Venezia diventa uno dei quartieri più eleganti della città, arricchendosi di palazzi esemplari dell’architettura dell’epoca e in particolare del liberty. È il caso di Palazzo Invernizzi, che negli splendidi giardini ospita una colonia di fenicotteri rosa, e di Villa Necchi Campiglio, che fa, tra l’altro, da scenografia al film di Guadagnino “Io sono l’Amore”.
Tra i personaggi che abitano il quartiere, cuore della vita letteraria della città, ci sono Ugo Foscolo e il giovane Stendhal; a Porta Venezia Filippo Tommaso Marinetti fonda il periodico “Poesia” e dà il via al movimento futurista.
Quando Milano diventa una delle capitali della moda, i marciapiedi di Corso Venezia si riempiono di boutique eleganti, mentre Piazza San Babila diventa la piazza dei “paninari” degli anni Ottanta e del mitico negozio Fiorucci, primo concept store italiano.