Cresciuta all’ombra del centro della città, considerata terreno di passaggio, dove costruire solo strade e palazzi, la periferia del quadrante Collatino-Colli Aniene non ha, fin qui, goduto di particolari attenzioni storiche, sopraffatta spesso dalla cronaca. Per questo raccontarne le vicende dalla preistoria fino ai giorni nostri, come ha fatto l’autrice Michela Micocci con le foto di Antonio Tiso, ha il sapore di una scoperta.
Così può succedere che in via dei Cluniacensi, a Casal Bruciato, si possa rintracciare il mausoleo di un tal Marco Aquilio Regolo, stando alle cronache Romane ai tempi di Nerone, un temuto delatore. E che non lontano da lì, in via della Serenissima, sepolte sotto la Tav ci siano le tombe dei morti di una terribile pandemia del II secolo d.C, la peste antonina. Una necropoli di cui non rimane né traccia né memoria.
Nel Medioevo a viaggiare da queste parti si sentirebbe l’urlo rauco di una mandria di cervi che fugge dalle lance degli uomini, in un tempo in cui la caccia a questi animali diventa gioco da nobili. E si vedrebbe l’ennesimo nemico di Roma, Totila, dar ordine ai propri soldati di tagliare il vecchio ponte Mammolo, ora nascosto tra una rivendita di marmi e una chiesa cristiano ortodossa.
Nel Rinascimento vi si costruiscono casali che resistono ai secoli, persi nel groviglio di una periferia che negli anni del fascismo comincia a conoscere la realtà delle borgate, come quel Tiburtino III in cui vive Caterina Martinelli, uccisa il 2 maggio 1944 in via del Badile durante un assalto al forno: la targa che la ricorda è oggi appesa a un muro grigio scrostato. O come Casal Bertone, dove abita Giorgio Marincola, il partigiano di madre somala che muore a ventidue anni nelle file della Resistenza.
I baraccati degli anni Sessanta e Settanta, i nuovi quartieri, la difficile stagione del terrorismo segnano il dopoguerra e l’avvicinarsi dei giorni nostri, quando – ed è il 2016 – il Collatino salta alla ribalta della cronaca per l’omicidio di Luca Varani, in uno dei palazzi, tutti uguali, di via Igino Giordani.