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Come eravamo montesacro

Montesacro, la memoria e quel campetto impolverato che ci ricorda da dove veniamo

01 Marzo 2021 Che cosa vi stiamo preparandoFocus

La foto più antica è quella di un contadino al Ponte Nomentano, anno 1852, la più recente quella di un gruppo di amici al tiro a segno di un luna park a Valmelaina, esattamente a metà del secolo scorso. In mezzo, 98 anni di Storia e storie che attraversano Montesacro in lungo e in largo, fermate negli scatti in bianco e nero che ci parlano di luoghi e facce che non ci sono più, ma anche di trasformazioni che ci hanno condotto fino al presente. Dopo il primo volume sul Trieste-Salario e il secondo su Monteverde, Come Eravamo Montesacro, presto in libreria e in edicola con Typimedia Editore, ci mostra l’album di famiglia di una comunità. Uno straordinario documento sul piano della memoria, ma anche una scommessa vinta: un volume realizzato con la partecipazione diretta dei cittadini del quartiere, che hanno aperto le loro case e i loro album dei ricordi, condividendo le storie che ogni immagine porta con sé.

A loro si sono ag­giunti musei, scuole, parrocchie, oltre ad attività commerciali, collezioni­sti privati e archivi che hanno messo a disposizione del giornalista e fotografo Antonio Tiso, curatore del libro e della collana, un patrimonio documentale di straordinario interesse. Fotografie d’epoca che applicano un filtro agli scor­ci più noti del quartiere: da piazza Sempione a Città Giardino, dal Tufel­lo a Valmelaina, passando per via di Vigne Nuove e i ponti sull’Aniene. Risorgimento, Resistenza, nascita del quartiere e sua progressiva espansione, i passaggi principali di un racconto che si snoda attraverso i grandi fatti della storia e le vicende private, i momenti di vita quotidiana nel quartiere. Dalle foto scattate dal geometra Urbani sul cantiere di Città Giardino, un materiale preziosissimo, alle lettere del giovane partigiano Orlando Orlandi Posti dal carcere di via Tasso. Dall’antico aeroporto dell’Urbe, prima del bombardamento, al commovente racconto della vicenda di Antonio Del Gizzi, maestro per quarant’anni alla scuola Don Bosco vicino a piazza Sempione. Fino alle immagini di un bagno nell’Aniene, presenza costante nella vita degli abitanti di Montesacro e immancabile gita nel quartiere. O quelle di campetti impolverati nella Valmelaina degli anni ’40: tutti in divisa, sguardo al fotografo, mentre la campagna, sullo sfondo, comincia ad essere inglobata nella città che si espande.   

Come eravamo montesacro

Come Eravamo

Come eravamo. Montesacro 1852-1950

Antonio Tiso

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