Ha la fama del quartiere difficile, lontano dai circuiti turistici e dai monumenti del centro storico. Eppure Centocelle, questo quadrilatero di periferia cresciuto all’ombra dell’acquedotto Alessandrino, ha una storia ricca e affascinante, raccontata da Sara Fabrizi e dagli scatti di Antonio Tiso. Una storia che comincia centinaia di migliaia di anni fa con le eruzioni del Vulcano Albano, capaci di modellare questo territorio e trasformarlo in una piana fertile, attraversata da animali e uomini primitivi.
In epoca romana, quaggiù, si estendono grandi ville e un possedimento a cui si lega il nome dell’imperatrice Elena, madre di Costantino, la donna che porterà a Roma le reliquie della passione di Cristo. Non lontano, vengono seppelliti gli Equites singulares, un corpo scelto di cavalieri che garantivano la sicurezza dell’imperatore. Un cimitero che Costantino sceglie di distruggere dopo la battaglia di Ponte Milvio.
Il Medioevo porta con sé distruzione e silenzio. Sorgono le alte torri, vedette della Campagna Romana. Nel corso dei secoli, questo territorio è attraversato da artisti e da esploratori. Qui, nel 1909, comincia la storia dell’aviazione italiana, quando Wilbur Wright spicca il volo sul piano di Centocelle. E, pochi anni più tardi, ci si imbatte nel poeta vate Gabriele d’Annunzio alla vigilia della sua partenza per il fronte. Visita la stazione radiotelegrafica di Centocelle e viene accolto dal “mago” inventore Guglielmo Marconi.
Sono 29 famiglie a dare forma al primo nucleo del quartiere, una borgata rurale che nasce negli anni di bonifica della campagna intorno a Roma. Poi la guerra, le bombe, l’occupazione e la Resistenza, che si combatte in queste piazze e che varrà al quartiere il conferimento della Medaglia d’oro al Merito civile.
Fino agli anni di piombo, la lotta armata, le manifestazioni per il diritto alla casa. E, ultima nel tempo, la complessa stagione dell’emergenza e del lockdown durante la pandemia da Covid-19.