I quartieri che fanno parte del quadrante di Roma nord (e i loro abitanti) vengono spesso descritti in modo stereotipato, senza particolari sfumature. A uno sguardo esterno, questa è soltanto una zona per ricchi snob, terra di aperitivi e feste esclusive, un luogo senz’anima. Ma quest’immagine, così piatta e approssimativa, non rende affatto giustizia al vasto territorio che si allarga tra la via Flaminia e la via Cassia.
Scrivere La Storia di Vigna Clara-Fleming, per me ha significato cercare di restituire spessore e consistenza a quest’immagine. Andare oltre la superficie per riscoprire il vero volto di questi quartieri, la loro identità profonda. È stata un’impresa impegnativa? Sì, lo è stata. Più la ricerca procedeva, più mi rendevo conto di quanto Vigna Clara, il Fleming e le zone circostanti fossero ricche di vicende, personaggi, curiosità, misteri che dovevano trovare posto tra le pagine di questo libro.
Così, è cominciato un viaggio avventuroso tra creature preistoriche, tombe rupestri, ville dimenticate. Passeggiando su via Flaminia, sembra quasi di poter sentire il barrito di un mammuth delle steppe. Tra il 1969 e il 1970, proprio qui, non lontano dal Monte delle Grotte, vengono alla luce i resti di questo grande pachiderma ormai estinto, vissuto oltre 200.000 anni fa nell’area della Capitale. Più in là, nei dintorni della Riserva Naturale dell’Insugherata, si scoprono le tracce di un bosco sacro, dove i romani si recavano per onorare una divinità potente e terribile: Robigo, la ruggine del grano.
Ponte Milvio, oggi salotto della Roma bene, è uno snodo cruciale della storia. Qui, nelle acque vorticose del Tevere, si conclude la parabola dell’imperatore Massenzio. Costantino trionfa in battaglia, nella zona di Saxa Rubra, e così apre la strada al cristianesimo.
Nel Medioevo, Roma nord si copre di torri, sentinelle a guardia di un territorio di confine. All’orizzonte, si scorge il profilo di un maestoso maniero. È il Castello di Tor Crescenza, oggi noto come location per eventi e matrimoni vip, al tempo presidio strategico e simbolo della potenza della nobile famiglia dei Crescenzi. Qui, nel Seicento, si fa la conoscenza di un giovane pittore francese che ama fare lunghe cavalcate nella zona dei Due Ponti, riempiendosi gli occhi di bellezza. Si chiama Nicolas Poussin e più volte, nei suoi dipinti, immortalerà suggestivi scorci di questa campagna.
Il tempo procede rapido. La grande storia qui si intreccia a fatti minori, conservati dalle cronache, come la triste vicenda della bellissima Rosa Bathurst che muore annegata nel Tevere, a Tor di Quinto. È il 16 marzo 1824. O come quella di Anna Maria Kotten, una pellegrina brutalmente assassinata non lontano dalla località di Tomba di Nerone da un giovane conosciuto lungo la strada. L’omicida verrà giustiziato per mano di Mastro Titta, il boia di Roma.
Passo dopo passo, si arriva al Novecento, agli anni del regime fascista, che imprime con forza il suo marchio sul territorio attraverso grandi opere. Una su tutte, l’obelisco su cui campeggia la scritta “Mussolini Dux”, che nasconde sotto le sue fondamenta un messaggio lanciato ai posteri. La popolazione di Ponte Milvio partecipa attivamente alla Resistenza, mettendosi al fianco dei partigiani. Dopoguerra e ricostruzione segnano la nascita vera e propria di Vigna Clara e del Fleming, quartieri figli della speculazione edilizia, ma con alle spalle un grande passato, tutto da riscoprire.
Sara Fabrizi
curatrice del volume La Storia di Vigna Clara-Fleming