Typimedia Editore aggiunge alla sua collana “Fattacci di Roma” il nuovo libro del giornalista di nera Fabrizio Peronaci (storica firma per il “Corriere della Sera” e testimone della docu-serie Netflix Vatican Girl). Venerdì 9 dicembre alle ore 17.00, nella Sala Giove della Nuvola è stato presentato Il collezionista di ossa della Magliana e altri delitti.
Dopo il successo di Morte di un detective a Ostiense e altri delitti, l’autore in questo nuovo lavoro approfondisce ben 10 anni di casi irrisolti legati alla Capitale: dal macabro ritrovamento di un collage di ossa, tra le quali quelle del pensionato Libero Ricci, alla controversa inchiesta del delitto della minestrina al cianuro, dalla tragica fine in uno squallido residence di periferia di Brenda, la transessuale legata al caso Marrazzo, fino al giallo del militante gay Paolo Seganti, sul quale il libro offre nuovi spunti di indagine. “Cold case romani. Misteri e inchieste da riaprire” è il titolo scelto per l’evento.
All’appuntamento moderato dall’editore di Typimedia e direttore di RomaH24, Luigi Carletti, hanno partecipato, oltre all’autore, anche Manfredi Mattei, presidente della Fondazione Alberica Filo Della Torre e il generale dei carabinieri Carlo Felice Corsetti, che per l’Arma ha seguito diverse indagini sui gialli che hanno scosso Roma. Uno su tutti quello di Emanuela Orlandi.
Il libro di Peronaci, come ha spiegato Carletti in apertura dell’evento, si concentra su “dieci casi, uno più stupefacente dell’altro. A partire da quello che dà il titolo al libro”. Ovvero il collezionista di ossa della Magliana.
“Raccontare la Roma più nera vuol dire anche raccontare la Roma che spera di poter vivere in una società dove si fa giustizia – ha spiegato Peronaci –. Sono decisive le prime ore di indagine, come è accaduto adesso per i delitti di Prati. Si è potuto intervenire grazie alla lucidità investigativa”.
E il generale Corsetti ha aggiunto: “È fondamentale che quella fase sia trattata con la massima attenzione e con le giuste capacità. Quali sono gli errori? Per un detective innamorarsi di un’unica soluzione”.
A parlare, poi, è stato Manfredi Mattei, primogenito della contessa Alberica Filo della Torre, vittima del tristemente noto delitto dell’Olgiata e del costruttore Pietro Mattei: “Nel caso del delitto di mia madre – ha spiegato – il problema fu che alcune intercettazioni non erano state tradotte dal filippino e altre non erano state sbobinate. Un percorso inizialmente corretto fu abbandonato per imboccare altri sentieri”.
In chiusura dell’evento, in una sala strapiena, è poi intervenuto anche Alberto Intini, ex capo della squadra mobile di Roma ed ex questore di Firenze: “L’evoluzione della scienza e della tecnologia ha permesso di fare grandi passi avanti nelle indagini – ha sottolineato – in 40 anni è cambiato tantissimo da questo punto di vista”.
da “Roma H24”