Quando Typimedia mi ha concesso l’onore di scrivere un volume sulla storia del Celio e di Colle Oppio, avendo una formazione da archeologo, ammetto di aver avuto un tuffo al cuore. Una responsabilità non da poco, visto che avrei dovuto raccontare due dei sette montes originari su cui è sorta Roma, testimoni privilegiati di tutta la storia della città antica, dagli episodi leggendari dell’età dei re alle magnifiche realizzazioni di età imperiale, veri e propri simboli della città, come la Domus Aurea, il Colosseo, le Terme di Traiano e l’Arco di Costantino.
Tuttavia, esplorando la zona in lungo e in largo per reperire informazioni e immagini, ho scoperto con mia stessa meraviglia che le sue straordinarie testimonianze non si esauriscono con i monumenti dell’antica Roma, ma raccontano il passaggio dal paganesimo alla cristianità, dal mondo antico al Medioevo, in un ininterrotto stratificarsi di architetture e – soprattutto – di storie. Gli esempi sono diversi, come la basilica di San Clemente che sorge su strutture di servizio del vicino Colosseo, o quella dei santi Giovanni e Paolo, che conserva nelle sua fondamenta gli ambienti affrescati delle Case romane del Celio. Lo stesso vale per il monastero dei Santi Quattro Coronati, che oggi svetta come un piccolo castello sulla via omonima, sorto su una ricca residenza aristocratica tardo antica, e per le chiese di Santa Maria in Domnica e Santo Stefano Rotondo, rispettivamente nate dalle ceneri di due caserme romane, quella dei Castra Peregrinorum e quella dei Vigiles.
Percorrendo le strade e i vicoli del quartiere, ho scoperto che non c’è angolo che non racconti una storia straordinaria, come quella della papessa Giovanna, il cui ricordo sopravvive ancora in un’edicola a via dei Querceti, o quella degli artisti rinascimentali che emozionati entrano nelle viscere di Colle Oppio per vedere gli affreschi della Domus Aurea rinvenuti a seguito di una caduta fortuita.
Ho imparato che anche le strade apparentemente anonime custodiscono luoghi fondamentali della storia di Roma, come la casa del Popolo di via Capo d’Africa, dove si è formata la coscienza proletaria e antifascista della città, o il vicino scantinato di via Marco Aurelio, dove i partigiani hanno preparato l’attacco di via Rasella.
Insomma, il mio consiglio ai lettori è quello di perdersi nelle strade di Celio e Colle Oppio, ammirandone sì i grandiosi monumenti, ma anche andando a scovare le testimonianze e le piccole curiosità sconosciute al grande pubblico che, prometto, sapranno davvero stupire.
Marco Eusepi
curatore del volume La Storia di Celio-Colle Oppio