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la storia di centocelle

Il lungo filo della memoria di Centocelle. Per ritrovarlo, bisogna perdersi nelle sue strade e tornare indietro nel tempo

16 Novembre 2020 FocusParola all'autore

Via Prenestina, via Casilina, viale della Primavera – via Tor de’ Schiavi, viale Palmiro Togliatti. Sono queste quattro grandi arterie a definire i confini spaziali di Centocelle come la conosciamo oggi. Un quadrilatero di periferia, cresciuto all’ombra dell’Acquedotto Alessandrino, accanto al primo aeroporto d’Italia. Una vecchia foto ingiallita mostra quel che era questo quartiere all’inizio del Novecento: una campagna sterminata punteggiata da graziose villette con giardini pieni di alberi e fiori variopinti. Una semplice borgata rurale, che sorge nel pieno degli anni in cui si porta avanti la bonifica dell’Agro romano. Ma la sua storia, in verità, comincia molto prima.

“La Storia di Centocelle” per Typimedia Editore è il racconto del quartiere e della sua evoluzione fin dalle epoche più remote. Un viaggio nel tempo, ma anche nello spazio, tra strade e piazze che attraversiamo tutti i giorni, sempre un po’ troppo distratti per renderci conto di quanti piccoli e grandi segreti celino. Bisogna concedergli qualche momento perché si rivelino, perché il passato torni a far sentire la sua voce.

Ho scoperto così le meraviglie del Parco archeologico di Centocelle, una vera miniera di reperti e testimonianze antiche, nascoste in un terreno che è esso stesso un pezzo di storia di Roma. Questo pianoro, infatti, nasce anche grazie alle grandi eruzioni del Vulcano Laziale, il gigante dei Colli Albani che ha cominciato la sua attività circa 600.000 anni fa, contribuendo a modellare il territorio. Migliaia di anni dopo, nel 1909, da qui si solleva nell’aria il Flyer di Wilbur Wright, arrivato in Italia per dare lezioni di volo a due nostri piloti.

Tra questi due momenti, così lontani nel tempo, si dipana il lungo filo della memoria di Centocelle. Una memoria che spesso riemerge dal sottosuolo. È sorprendente scoprire come splendide statue oggi conservate nel Museo Pio Clementino ai Musei Vaticani provengano proprio da qui. È il caso dell’Eros di Centocelle, ritrovato durante alcuni scavi alla fine del Settecento e ritenuto copia di una celebre opera dello scultore greco Prassitele. Probabilmente, decorava una delle tante fastose ville costruite in questo territorio durante l’epoca romana.

“Qui una volta era tutta campagna” si sente dire spesso delle periferie. E ci si dimentica che per quella campagna sono passati imperatori, pellegrini, pontefici, eserciti, artisti. Personaggi più o meno grandi che hanno lasciato un segno. Percorrere la Prenestina significa ricalcare i passi dei baroni romani in marcia verso Roma per cercare di scacciare Cola di Rienzo. È un giorno di pioggia del 1347. Scendere nelle catacombe dei Santi Pietro e Marcellino, invece, può voler dire riportare alla luce le tracce di un’antica pandemia oppure trovarsi faccia a faccia con uomini che cercano di sottrarre preziose reliquie.

Centocelle è questo ed è molto di più. Per ricostruirne la storia bisogna perdersi per le sue strade ma anche infilarsi negli oscuri cunicoli che si dipanano sottoterra. Vecchie cave, catacombe, una metropolitana mai compiuta che porta il nome di Mussolini, rifugi di partigiani, fungaie, grotte in cui si andava a giocare da bambini. Proprio come quei bambini, ci si lancia all’avventura, per esplorare con occhi nuovi questo pezzo di Roma, che non ha nulla da invidiare agli altri.

Sara Fabrizi

autrice del volume “La Storia di Centocelle”

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La Storia di Roma

La Storia di Centocelle

Sara Fabrizi

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