Divise su tutto, affratellate dall’emergenza così le due città hanno combattuto insieme
La Storia del Coronavirus a Bergamo e Brescia ripercorre i mesi che hanno cambiato la vita di migliaia di persone e cancellato una intera generazione di uomini, donne, nonni e nonne. Bresciani e bergamaschi piangono insieme su migliaia di croci, unico ricordo delle incolpevoli vittime del virus. Un viaggio nell’epicentro della pandemia lombarda, dove il Covid-19 ha mietuto – secondo i dati ufficiali – circa 5 mila morti e contagiato oltre 25 mila persone.
Una storia segnata da immagini divenute simbolo della tragedia, come il lungo corteo funebre dei camion militari che, il 18 marzo, hanno trasferito i primi feretri bergamaschi fuori dalla regione per le cremazioni.
Il libro, edito da Typimedia, curato dal giornalista Giuseppe Spatola – vice presidente dei cronisti lombardi già al Corriere della Sera, inviato di Bresciaoggi e corrispondete lombardo di Agi – parte dall’abbraccio simbolico tra Bergamo e Brescia, per arrivare a raccontare il miracolo dell’ospedale da campo, costruito dagli Alpini in appena otto giorni.
E poi la storia della nonna di ferro che, a 100 anni, ha sconfitto il virus rimanendo a casa. Ma l’epidemia racconta anche delle aziende che hanno convertito la propria produzione per fornire il gel igienizzante alla popolazione, o di altre che hanno reclutato operai volontari per costruire le bombole di ossigeno salvavita. Un dramma lungo settimane, passato dalla strage delle Rsa, che ha squassato anche l’economia, provocando oltre 8 miliardi di mancato fatturato alle imprese che sono la locomotiva dell’Italia, a cui però il presidente Mattarella e Papa Francesco – più di una volta – hanno fatto sentire la loro vicinanza.
Ma la storia non finisce con la fase 2, primo passo per il ritorno alla norma- lità. Brescia e Bergamo rimangono in lutto guardando oltre il Coronavirus, con la consapevolezza che “tutto andrà bene”.