Per tanto tempo, sulla facciata di un palazzo bombardato in via dei Sabelli, c’è stata una scritta a caratteri cubitali: “Eredità del fascismo”. Oggi, tornando a camminare per San Lorenzo, sollevando lo sguardo su quello stesso palazzo, ci si troverebbe a guardare un grande murales. La scritta, con quel suo esplicito atto di accusa, non c’è più. Ma l’edificio è ancora qui, esattamente come un tempo, segnato dall’esplosione che lo ha squarciato. È come una cicatrice sul corpo del quartiere, martoriato dalle bombe del 19 luglio 1943. Una ferita che a toccarla brucia e sanguina ancora e ricorda il trauma che l’ha provocata. Questo è uno dei luoghi da cui sono partita per scrivere La Storia di San Lorenzo, il nuovo volume edito da Typimedia in cui, tappa dopo tappa, secolo dopo secolo, si va alla scoperta delle millenarie vicende di questo territorio.
Mi sono ritrovata a percorrere, con la mente e con i piedi, strade e piazze, alla ricerca delle testimonianze più o meno visibili del passato. Non solo quello più recente, che rappresenta un patrimonio di memoria fondamentale, parte integrante dell’identità di San Lorenzo, ma anche quello di cui spesso non si ha una percezione immediata. Di fronte a un palazzo modernissimo, sorto a pochi passi dalla stazione Tiburtina, ho scoperto l’esistenza di un giacimento preistorico in cui è stata rinvenuta, tra gli altri reperti, una zanna di elefante antico che risale a centinaia di migliaia di anni fa. Percorrendo via de Lollis come un qualsiasi studente universitario, ho ritrovato le tracce di un tempio perduto, dedicato a Ercole. Ho gettato uno sguardo oltre il cancello chiuso di Villa Gentili-Dominici, immaginando le bellezze di questa dimora settecentesca incastonata come un diamante su quel gioiello antico che sono le Mura Aureliane. Ho scovato vecchie foto e dipinti di Porta Maggiore e Porta Tiburtina. Ho cercato i palazzi, ormai vecchi più di un secolo, che hanno ospitato i primi sanlorenzini, le tante storiche fabbriche che hanno dato loro lavoro, dalla Wuhrer, di cui resta soltanto una ciminiera, al pastificio Cerere, le osterie dove si riunivano gli anarchici. Ho incontrato il ricordo di tante figure eccezionali, da padre Libero Raganella al sor Capanna, da Maria Montessori a Simonetta Tosi.
Ho conosciuto così il quartiere popolare e operaio che tenta di impedire la marcia su Roma, che vede migliaia dei suoi figli morire sotto le bombe e li ricorda dipingendone i volti sulle pareti della sua chiesa, che cerca in ogni modo di lottare e resistere, nonostante tutto. È lo stesso di oggi? Non esattamente. Il tempo non si è mai fermato e ha portato con sé enormi cambiamenti. Ma la memoria che ancora ai giorni nostri riecheggia per quelle strade è un’eredità da preservare. La speranza è che il lettore, attraverso le pagine di questo libro, possa cogliere i profondi legami tra passato e presente e, magari, approfittarne per avventurarsi in un percorso inaspettato e sorprendente.
Sara Fabrizi
curatrice del volume “La Storia di San Lorenzo”