Potenza si staglia su un colle alto quasi mille metri e domina la valle del Basento. Le sue origini sono oscure, eppure di qui sono passati tutti: i romani, i normanni, gli angioini, gli aragonesi.
È una città misteriosa, che ama svelare poco di sé e, quando lo fa, usa garbo e discrezione. Un geografo arabo, Al Idris, nel 1100 la descrive come un piccolo Eden fiorito. Eppure è un abitato in cui gli inverni sono terribilmente freddi e i terremoti frequenti. Ma sa ricostruirsi, ogni volta, e rinascere. Come una fenice.
La Storia di Potenza, a cura di Alessandra Accardo, parla di mistica e miracoli, di santi che appaiono e proteggono, ma anche di conventi licenziosi in cui le monache consumano tradimenti e passioni.
Carmine Crocco, il generale dei briganti, subisce, qui, il processo che l’ha condannato a morte, prima che la pena gli venga commutata in lavori forzati a vita. Ma nelle case delle contrade potentine ancora oggi permangono i ritratti del bandito che – luce e ombra – ha flagellato e, insieme, dato speranza ai “cafoni”, dimenticati dalla Storia.
Potenza, è anche la prima città dell’Italia continentale a sollevarsi contro i Borboni, proclamando la sua annessione al futuro Regno d’Italia. Liberali coraggiosi combattono su quest’altura per la libertà e perché la giustizia appartenga a tutti, indistintamente. Come Emilio Maffei, un prete potentino che è anche un carbonaro, un mazziniano e un repubblicano.
L’8 settembre del 1943, Potenza viene bombardata dalle forze dall’aviazione alleata. Ma si è risollevata, come sempre. Del resto, anche in architettura riesce a destare interesse soprattutto con il ponte Musmeci, “opera d’arte infrastrutturale” e non convenzionale, giudicata un capolavoro ristrutturista, ma anche con le sue scale mobili, le più lunghe d’Europa. Città dai mille volti, non svela nulla solo a chi non abbia voglia di guardarla.