“All’augusta presenza di S.M. Vittorio Emanuele III oggi XVIII febbraio MCMXXVI l’istituto inizia con questa pietra augurale la sua opera in Roma”. È la scritta, incisa nella pietra, che si legge all’angolo tra via Topino e via Volsinio. Proprio a piazza Verbano, il 28 febbraio 1926, una domenica di sole dà il benvenuto al neonato quartiere Trieste-Salario.
Come si legge ne “La Storia del Trieste-Salario. Dalla preistoria ai giorni nostri” (Typimedia Editore), in origine il suo nome è Savoia, in onore della vicina residenza reale di Villa Ada. Tanto che la posa della pietra si svolge in presenza del re in persona. La piazza dovrà ospitare gli impiegati statali con famiglie al seguito, nell’ambito del Piano Regolatore del 1909. Così l’Istituto Nazionale Case Impiegati Statali affida l’incarico a Dario Barbieri: a lui il compito di trasformare il giardino della Villa Lancellotti in un quartiere.
Il progettista inizia dall’illuminazione stradale e dal trasporto pubblico, con un tram che gira intorno alla rotonda centrale, tra gli scheletri degli edifici ancora in costruzione. Poi è il turno dei quattro palazzoni che fanno da cornice alla piazza, terminati intorno al 1931. Le decorazioni a intonaco sotto agli attici sono la pennellata di Barbieri, scelte per apporre la sua firma sul quartiere Trieste.
da RomaH24 Trieste-Salario